Già lo scorso giovedì nell’aula del parlamento albanese ci sono state dure polemiche sull’attesa decisione del Consiglio europeo. Riferendosi alla posizione della Germania, Basha ha dichiarato che “24 ore dopo il vertice franco-tedesco, i deputati del centro destra e del centro sinistra tedesca hanno concordato la loro posizione sull’avvio o meno dei negoziati con l’Albania. Purtroppo è il risultato peggiore che potevamo attenderci; a loro parere l’Albania non ha soddisfatto i criteri richiesti. La risoluzione, che sarà approvata ufficialmente il prossimo martedì, stabilisce non solo una serie di condizioni ma anche un processo di controllo, cosa che dimostra quanto siano inaffidabili le informazioni presentate da Rama”, ha dichiarato Basha.
Immediata la smentita da parte del capogruppo della maggioranza Taulant Balla secondo il quale “la posizione della Germania è la stessa avuta anche nel caso del Montenegro. Il governo e il parlamento tedesco sono totalmente a sostegno dell’avvio dei negoziati. Una cosa è certa, la Germania è la più importante promotrice di un grande sostegno all’Albania nel Consiglio europeo del prossimo 28 giugno”, ha dichiarato Balla, il quale ha accusato l’opposizione di “aver fatto di tutto per ostacolare una decisione favorevole”. La posizione ufficiale di Berlino dovrebbe essere concordata tra governo e Bundestag. Secondo il disegno di una risoluzione concordata dai gruppi parlamentari che rappresentano la coalizione governativa al Bundestag, di cui “Agenzia Nova” dispone una copia, il governo federale tedesco ha raccomandato al parlamento di “valutare il progresso realizzato dall’Albania e di decidere a favore dell’avvio dei negoziati”.
Da parte loro, i parlamentari della maggioranza tedesca, suggeriscono però che la decisione favorevole dovrebbe essere vincolata ad una serie di condizioni. “Tale decisione condizionata, inciterebbe l’Albania ad avanzare ancora di più verso il progresso richiesto per l’apertura dei primi capitoli dei negoziati, il cui avvio, con la prima conferenza intergovernativa, dovrebbe avvenire solo se il processo di valutazione dei 57 magistrati di alto livello venga concluso e se l’Albania presenterà una legge per la riforma elettorale nel rispetto delle raccomandazioni dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce)”. I parlamentari tedeschi ammettono che la realizzazione della riforma elettorale “non fa parte del catalogo delle richieste avanzate dall’Ue” all’Albania in questa fase del processo, ma “considera che l’attuazione delle raccomandazioni dell’Osce sia indispensabile”.
Se la Germania non rappresenta più un ostacolo, un vero problema per l’avvio dei negoziati di adesione dell’Albania potrebbero essere i Paesi Bassi. Lo scorso giovedì sera il parlamento olandese si è detto contrario all’avanzamento delle relazioni con Tirana. A sostenere questa posizione i gruppi parlamentari di 3 dei 4 partiti della coalizione governativa. “Noi abbiamo serie preoccupazioni sulla lotta alla corruzione ed alla criminalità organizzata. Serve maggiore progresso”, ha dichiarato il ministro degli Esteri olandese Stef Blok prima del voto. Mentre secondo alcuni membri del parlamento l’Albania sarebbe venuta meno all’adempimento delle cinque priorità chiave identificate da Bruxelles. A differenza della Germania, però, nei Paesi Bassi, la posizione del parlamento non è obbligatoria per il governo, anche se per l’esecutivo sarebbe poi difficile giustificare un differente atteggiamento, tenendo conto anche dei fragile equilibri che tengono in piedi la maggioranza del premier Mark Rutte.
Gli occhi di Tirana sono puntati adesso verso Parigi. La Francia non ha ancora formulato la propria posizione ufficiale. “La decisione del presidente Macron dipenderà da una serie di circostanze, legate agli sviluppi all’interno dell’Ue”, ha spiegato ad “Agenzia Nova” una fonte diplomatica. Il leader francese punta piuttosto alla riforma della stessa Ue, prima di pensare al suo allargamento, anche se nel caso dell’Albania si tratta solo di avviare il processo di adesione che richiederebbe molti anni prima di arrivare al pieno accesso. “Nella sua decisione Macron dovrebbe tenere conto anche delle probabile ricadute interne, con circa il 50 per cento delle forze politiche che non vogliono proprio sentire parlare di allargamento, per non parlare di una stragrande maggioranza dell’opinione pubblica contraria a questo processo. Perciò, nel migliore dei casi – spiega la fonte – la Francia sarebbe propensa ad una formula che da una parte non blocchi l’avvio dei negoziati, ma che dall’altra parte eviti di provocare l’ira degli avversari politici di Macron”.
Il premier albanese Edi Rama non ha rinunciato al suo ottimismo. “Sono fiducioso che in un modo o nell’altro ci sarà un via libera ai negoziati”, ha dichiarato Rama, secondo il quale “vincolare il processo con delle condizioni è più che normale. E’ quanto successo sia con il Montenegro che con la Serbia”. In questa situazione, la migliore soluzione che Tirana spera, sarebbe un sostegno condizionato dei Paesi membri all’avvio dei negoziati, precisando però una data entro cui la Commissione europea dovrà presentare un rapporto sul progresso del paese in relazione agli obiettivi identificati. Una mancata tabella di marcia, viene vista con timore da Tirana, poiché potrebbe rimandare a tempo indeterminato l’avvio dei negoziati, considerando anche che nel 2019 ci saranno le elezioni per il Parlamento europeo e le sue future istituzioni.